giovedì 20 maggio 2010

ALFREDO ROCCO (1875-1935)

I Personaggi del Fascismo



ALFREDO ROCCO (1875-1935)

Il Giurista del Regime Fascista

Alfredo Rocco nacque a Napoli il 9 settembre 1875. Intrapresa la carriera Accademica, è libero docente di diritto commerciale nell'Università di Parma nel 1899, prima straordinario e poi ordinario della stessa materia nell'Università di Urbino dal 1899 al 1902 e successivamente nell'Università di Macerata sino al 1905.

Nel 1907 diviene ordinario di procedura civile nell'Università di Parma e l'anno successivo in quella di Palermo, mentre dal 1910 al 1925 è ordinario di diritto commerciale nell'Università di Padova ed in seguito ordinario di legislazione economica e del lavoro nell'Università di Roma, di cui diventa Rettore dal 1932 al 1935.

La prima manifestazione significativa del suo pensiero politico si ha a Bologna nel 1907 quando presenta al terzo congresso nazionale del Partito Radicale una mozione per trasformare quel movimento in un’organizzazione politica delle classi medie.

Nel 1913 in un articolo su “La Tribuna” auspica che il Partito Liberale si rinnovi in senso più marcatamente nazionale e nel dicembre dello stesso anno diventa presidente del gruppo Nazionalista di Padova.

Nel primo dopoguerra guarda con interesse al nuovo fenomeno Fascista ed è uno dei primi Nazionalisti a cogliere nel movimento delle Camicie Nere la possibilità di restaurare e riorganizzare lo Stato in senso nazionale.

Nel 1921 è eletto Deputato a Roma nel Blocco nazionale e dopo la Marcia su Roma confluisce con i Nazionalisti nel PNF (1923); nel Governo Mussolini è nominato prima Sottosegretario al Ministero del Tesoro e, dopo il 31 dicembre 1922, al Ministero delle Finanze, sino al marzo 1929. Dal marzo al settembre dello stesso anno è Sottosegretario per l'assistenza militare e le pensioni di guerra.

Riconfermato deputato alla XXVII legislatura è eletto, il 27 maggio 1924, Presidente della Camera dei Deputati e resta in carica sino al 5 gennaio 1925, quando diventa Ministro di Grazia e Giustizia.

Da questo momento sino al 1932, quando lascia il Dicastero, la sua attività si concretizza in una serie di leggi e di provvedimenti che segnano il rinnovamento della legislazione giuridica del Regno ed il compimento del corpus juris Fascista:

dalle leggi fondamentali sulle prerogative del Capo del Governo alla facoltà per l'esecutivo di emanare norme giuridiche, dalla disciplina giuridica dei rapporti collettivi di lavoro alla riforma generale dei Codici, tra cui l’emanazione dei celebri Codici Penale e di Procedura Penale che portano il suo nome (1930).

Nel 1934 è nominato Senatore del Regno. Muore a Roma il 28 agosto 1935.

(1875-1935)




CARLO SCORZA (1897-1988)

I Personaggi del Fascismo


CARLO SCORZA (1897-1988)

Nato a Paola, nel Cosentino, il 15 giugno 1897, si trasferì a Lucca ancora adolescente, diplomandosi in ragioneria. Partecipa come volontario alla Grande Guerra, con il grado di Tenente nei Bersaglieri, guadagnandosi due medaglie di bronzo al valore militare.
Si iscrive ai Fasci di Combattimento nel dicembre 1920. Giornalista dal 1920, è direttore de “L’Intrepido”, fondatore del “Popolo di Toscana” e Capo dello Squadrismo Lucchese durante la Rivoluzione Fascista. Dal 1931 è direttore di “Gioventù Fascista”.

Durante il Regime ricopre le cariche di Segretario Federale di Lucca (1921-29) e di Commissario Straordinario di Forlì (1928-29). Deputato dal 1924 al 1939 e membro del Direttorio Nazionale del PNF (1929-31), nel dicembre 1932 viene ufficialmente deplorato per aver scatenato repressioni contro l’associazionismo Cattolico.

Volontario nel conflitto etiopico e nella guerra civile spagnola, durante gli anni della Segreteria di Starace rimane in posizione notoriamente polemica contro la burocratizzazione del Partito e dello Stato.

Consigliere Nazionale (1939-43), membro della Corporazione della chimica (1938-41) e della Corporazione della siderurgia e metallurgia (1941-42), presidente dell'Ente della stampa (1940-43).

Vice-segretario del PNF dal dicembre 1942, il 17 aprile 1943 diventa Segretario Generale del Partito, carica che mantiene fino al 25 luglio 1943, impegnandosi nella lotta contro il dilagante disfattismo.

Dopo l'arresto di Mussolini, presenta atto di sottomissione a Badoglio, riuscendo così a ingraziarselo, ma con la nascita della RSI viene arrestato dai repubblichini e incarcerato a Verona con l'accusa di tradimento (28 ottobre 1943). Processato a Parma nell'aprile 1944 viene assolto e confinato a Cortina d'Ampezzo, donde si appella più volte, inutilmente, a Mussolini.

Arrestato dopo la guerra dai partigiani a Gallarate (23 agosto 1945), riesce a evadere, riparando in Argentina, dove partecipa alla politica locale divenendo un acceso peronista.

Rientra in italia soltanto alla fine degli anni ‘70, morendo a Castagno d’Andrea il 23 Dicembre 1988.

(1897-1988)



lunedì 17 maggio 2010

RENATO RICCI (1896-1956)

I Personaggi del Fascismo

RENATO RICCI (1896-1956)

"Il grande organizzatore dei Balilla, il costruttore, l'Ardito carrarese"


Renato Ricci nacque a Carrara il 1° giugno 1896 da una famiglia di cavatori, nipote di un vecchio garibaldino. Dopo il diploma di Ragioniere, s’impegnò per la causa irredentista e si arruolò volontario nei Bersaglieri nel 1915, partecipando alla campagna per la redenzione di Trieste, meritandosi due medaglie al valore ed una croce al merito. Divenuto Ufficiale Comandante di una pattuglia di Arditi, segue D’Annunzio nell’impresa fiumana del 1919, muovendo dal Monte Nevoso. Coi Legionari occupa tutto il Carnaro e Zara; consegue successivamente il brevetto di pilota; in questo periodo conosce e frequenta anche Marinetti.Tornò quindi a Carrara dove trasformò l’Arditismo in Squadrismo e fondò il Fascio locale, organizzandosi per la Marcia su Roma (1922). Divenuto Alto Commissario del Partito, si occupa della sua città, ristrutturando l’ospedale, costruendo le case popolari, la nuova Accademia delle Belle Arti, promuovendo l’industria marmifera.

Nel 1924 è eletto Deputato e fonda il Consorzio Marmi. Nel 1926 è Sottosegretario all’Educazione Nazionale, con il compito di riorganizzare la gioventù specialmente dal punto di vista morale e fisico. Si reca pertanto presso il celebre Baden-Powell in Inghilterra per studiare lo scoutismo, traendone importanti consigli. Di qui in America per studiare il sistema dei colleges. Quindi in Germania, dove conosce i movimenti artistico-architettonici della Bauhaus e di Gropious. Anche sulla scorta di queste esperienze fonda l’Opera Nazionale Balilla (ONB), alla cui Presidenza sarà dal 1926 al 1937.

Realizza così 900 Case del Balilla e della Piccola Italiana, tutte con palestre, piscine, biblioteche, sale di riunione, giardini. Realizza inoltre ben 12 Collegi e una nave scuola (la Palinuro).

Ma la sua opera più grandiosa è lo Stadio dei Marmi al Foro Mussolini (1930-34), opera architettonica straordinaria, che fu costruita con marmo di Carrara (senza toglierne un briciolo per le altre costruzioni ed utilizzando scarti di pezzi più grossi), avvalendosi di eccellenti giovani scultori portati così alla ribalta.

Circa l’attività dell’ONB, da segnalare le importanti crociere all’estero organizzate da Ricci per i giovani, nonché tutte quelle attività che in breve portarono salute fisica e morale alla gioventù Italiana.

Nel 1937 divenne Sottosegretario alle Corporazioni e quindi Ministro (1939-1943). In tale veste organizzò il difficile momento autarchico dell’industria Nazionale.Nel 1940 decide di partire volontario per la guerra in Albania, tornandone pluridecorato. Esonerato dall’incarico di Ministro nel febbraio 1943, si ritira in campagna.

Dopo l’8 settembre 1943 decide di ribellarsi a Badoglio ed eludendo la sorveglianza fugge in Germania dove, con i tedeschi, organizza la liberazione del Duce e contribuisce alla nascita della RSI.

Diviene così Comandante della nuova Guardia Nazionale Repubblicana (GNR). In tale veste entra in disaccordo con Graziani, essendo fortemente contrario alla coscrizione, volendo mantenere lo spirito volontaristico originario della Milizia. Alla metà del 1944 Ricci si dimette dall’incarico, mantenendo la Presidenza di una risorta ONB.
Col 25 aprile del 1945 si dà alla latitanza, per tornare allo scoperto solo con l’amnistia.Nel secondo dopoguerra si occupò di industria e di affari con la Germania. Divenne altresì, con Graziani Presidente e assieme a Borghese, Vicepresidente dell’Associazione Combattenti e Reduci della RSI . Morì a Roma il 22 gennaio 1956.

(1896-1956)

GIACOMO ACERBO (1888-1969)

I Personaggi del Fascismo



GIACOMO ACERBO (1888-1969)

"Il Combattente, il Tecnico, il fine politico"


Giacomo Acerbo nasce a Loreto Aprutino, nel pescarese, il 25 luglio 1888, da antica e Nobile famiglia locale. Laureatosi in Scienze Agrarie a Pisa nel 1912, si affilia alla massoneria Interventista; si arruola volontario nella Grande Guerra.Decorato con tre Medaglie d’argento al valor militare e congedato col grado di Capitano, si avvia alla carriera universitaria come assistente di discipline economiche. Contemporaneamente promuove l'Associazione dei Combattenti di Teramo e Chieti che, dopo le elezioni del 1919, si stacca dalla Associazione nazionale e costituisce il Fascio di combattimento provinciale.

Eletto nel 1921 con il Blocco nazionale, si pone come moderatore degli eccessi squadristici locali. A livello nazionale contribuisce al patto di pacificazione con i socialisti e a novembre viene eletto nel comitato centrale del PNF. Durante la Marcia su Roma tiene i contatti con il Quirinale e con Montecitorio, controllando lo svolgersi inquadrato della Rivoluzione. Accompagna poi Mussolini a ricevere dal Re l'incarico ministeriale e lo assiste nella formazione del Governo, assumendo l'incarico di Sottosegretario alla Presidenza.

Lega il suo nome alla riforma elettorale maggioritaria, appunto la legge Acerbo, votata nel novembre 1923. Nuovamente deputato nel 1924 e insignito del titolo di Barone dell’Aterno, è coinvolto marginalmente nelle inchieste sul delitto Matteotti e lascia il Sottosegretariato alla Presidenza del Governo (1924).

Nel 1924 istituisce la Coppa Acerbo in memoria del fratello Tito Acerbo, Medaglia d’oro al valor militare. Nel gennaio 1926 viene eletto Vicepresidente della Camera, carica che detiene sino al 1929, quando diventa Ministro dell'Agricoltura e delle Foreste e si dedica ai progetti di bonifica integrale. Contribuisce con Gabriele d'Annunzio all’istituzione della Provincia di Pescara nel gennaio 1927. Nel 1934 è Preside della Facoltà di economia e commercio di Roma. Dal 1935 al 1943 è Presidente dell'Istituto internazionale di agricoltura. Membro del Gran Consiglio del Fascismo, nel 1938 è relatore sul disegno di legge per la trasformazione della Camera dei Deputati in Camera dei Fasci e delle Corporazioni.

Durante la seconda guerra mondiale è Colonnello di Stato Maggiore sui fronti alpino e balcanico. Nel febbraio 1943 è nominato Ministro delle Finanze e del Tesoro.Il 25 luglio vota a favore dell'ordine del giorno Grandi e dopo l'8 settembre ripara in Abruzzo, dove si nasconde, colpito dalla condanna a morte emessa dal Tribunale di Verona della RSI. Catturato dai partigiani, è condannato anche qui alla pena di morte, poi commutata in 48 anni di reclusione. Annullata la sentenza dalla Cassazione, viene riabilitato e nel 1951 è riammesso all'insegnamento universitario.

Successivamente nominato all’unanimità dal Senato Accademico dell'Università La Sapienza di Roma Professore Emerito, nel 1962 viene insignito dal Presidente della Repubblica Antonio Segni della Medaglia d’oro per i benemeriti della scuola, della cultura e dell'arte. Nel 1953 e nel 1958 si candida alle elezioni con i Monarchici del PDIUM, ma senza successo.

Appassionato collezionista di antiche ceramiche di Castelli, nel 1957 apre ai visitatori di tutto il mondo le porte della Galleria delle antiche ceramiche abruzzesi. Morì a Roma il 9 gennaio 1969.

(1888-1969)

ETTORE TOLOMEI (1865-1952)

I Personaggi del Fascismo


ETTORE TOLOMEI (1865-1952)


"Il Redentore dell'Alto Adige"

Il Conte Ettore Tolomei nacque a Rovereto, in Provincia di Trento, allora austriaco, il 16 agosto 1865 dal Conte Tolomeo e la Contessa Olimpia. Giovinotto, si appassiona a Garibaldi e diventa irredentista. Laureatosi, diventa giornalista e Professore, cominciando a scrivere su giornali e riviste articoli contro l'Austria che destano i sospetti delle autorità; perciò si allontana spesso dal Trentino e cerca di ottenere consensi per le sue idee a Roma.

Già allora ebbe un’idea chiara e precisa: il confine d'Italia dev'essere spostato al Brennero. Nel 1904, compiendo un'escursione in Valle Aurina sale il Glockenkarkopf, alto 2912 metri, sullo spartiacque fra l’Alto Adige ed il Salisburghese, scolpisce nella roccia la parola “Italia” e ribattezza il monte con il nome con cui è noto anche oggi: Vetta d'Italia. Per Tolomei la Vetta d'Italia dovrà diventare il punto più a nord della penisola. Il fine politico di Tolomei sarà, da questo momento in avanti, quello di impegnarsi con tutte le forze, senza risparmio di mezzi, per far giungere il confine d'Italia allo spartiacque alpino.

Nel 1906, anno in cui si trasferisce a Gleno di Montagna nel bolzanino, Tolomei fonda a Trento il suo “Archivio per l'Alto Adige con Ampezzo e Livinallongo”, un periodico su cui egli pubblica sempre nuovi articoli con i quali cerca di rivendicare il diritto dell'Italia sull’allora Sudtirolo. Sull'Archivio, Tolomei sviluppa la predetta teoria dello spartiacque, secondo la quale il confine fra l'Italia e l'Austria deve essere spostato al Brennero, perché su quel passo c'è lo spartiacque fra il Mediterraneo ed il Mar Nero, confine naturale voluto da Dio.

Sull'Archivio Tolomei comincia ad italianizzare la toponomastica alloglotta, trasformandola nella futura toponomastica altoatesina, coniando oltre 8.000 toponimi. Sull'Archivio egli sollecita in seguito l’italianizzazione dei cognomi germanizzati.

Con la Grande Guerra è il momento di agire e Tolomei si reca alla conferenza di pace di Saint Germain dell’aprile 1919, ottenendo il ruolo di Consigliere del Capo-delegazione Vittorio Emanuele Orlando per l’Alto Adige. Riesce così brillantemente ad ottenere: che in Alto Adige non si tenga alcun plebiscito; che il Sudtirolo venga annesso al Regno col nuovo nome, di origine napoleonica, di Alto Adige; che non sia concessa alle minoranze alloglotte alcuna tutela internazionale né alcuna autonomia; che il confine sia spostato al Brennero. Ciò è ufficialmente ottenuto con la firma del trattato di pace appunto di Saint Germain il 10 settembre 1919. Il Trentino (Provincia di Trento) e l’Alto Adige (Provincia di Bolzano) formano così la nuova regione geografica della Venezia Tridentina.

Tolomei poté vantarsi di un eccezionale successo politico, presentandosi sul suo Archivio come “padre del confine al Brennero”. Per le sue eminenti benemerenze verso la Patria, il Re lo nominò Senatore del Regno il 1° marzo 1923.

Iscritto al PNF sin dal 1° marzo 1921, diventa il principale esponente del Fascio bolzanino. In tale veste si adopera strenuamente per l’Italianizzazione dell’Alto Adige. ‘E tra i promotori dell’innalzamento del monumento alla Vittoria presso il ponte Talvera, a Bolzano.

Nel giugno 1923 organizza l’occupazione del Municipio di Bolzano e la deposizione dell’ultimo borgomastro tedesco, Julius Perathoner.

Il 15 luglio 1923, con un memorabile discorso al Teatro Civico di Bolzano, iniziato con un entusiastico “Camerati fascisti! Spunta l'alba radiosa di una nuova epoca, oggi inizia a Bolzano l’Era Fascista”, si fa promotore di un manifesto per l’Italianizzazione dell’Alto Adige in 32 punti, riassumibili come di seguito: proibizione dell’uso ufficiale del tedesco; Italiano unica lingua ufficiale; chiusura delle scuole tedesche; scioglimento dei partiti tedeschi; trasferimento degli impiegati allogeni; italianizzazione totale della toponomastica alloglotta, comprensiva di cognomi, strade e vie; soppressione dei giornali tedeschi. L’opera di sradicamento del germanesimo è seguita costantemente dal Governo centrale e dal Duce in prima persona.

Bolzano contava allora 40.000 abitanti, in maggioranza tedeschi. Tolomei si prefisse di ingrandire la città con l’obiettivo di raggiungere i 100.000 abitanti, favorendo l’immigrazione di Italiani provenienti dalle altre Province.

Nell'estate 1935 inizia la costruzione di un’ampia zona industriale presso i prati di Agruzzo; contemporaneamente a sud-ovest della città sorgono nuovi quartieri organizzatissimi, con caseggiati, scuole, chiese, istituzioni sociali. Quando le prime fabbriche cominciano a funzionare, arriva anche la prima ondata di immigrati; nel 1936 sono circa 4.000, nel 1937 quasi 8.000. Bolzano diventa così una grande città più marcatamente Italiana.

Alla fine degli anni trenta Tolomei ha un grande ruolo nel celeberrimo accordo Mussolini-Hitler sulla questione altoatesina: si tratta delle “opzioni”, ovvero la migrazione volontaria nel Grande Reich Germanico dei sudtirolesi tedeschi e ladini che sceglieranno la cittadinanza tedesca. Tale soluzione ebbe un precursore nell’irredentista Adriano Colocci-Vespucci, che già prima della Grande Guerra disse a Tolomei: “La soluzione migliore per risolvere il problema della minoranza in Alto Adige è quella di ricacciare in massa i tedeschi oltre il Brennero”.

Tolomei è entusiasta della situazione: ormai lo scopo è totalmente raggiunto. Grazie a Mussolini e Hitler la questione altoatesina sta giungendo a soluzione. Egli scrive nel suo Archivio: “Il trattato fra Roma e Berlino sul trasferimento dei sudtirolesi nel Reich Germanico è qualcosa di meraviglioso, la cosa più grande che sia stata intrapresa dalla Guerra in qua per l'assimilazione dell'Alto Adige”.

In questo periodo accresce anche la sua attività parlamentare, divenendo Membro della Commissione dell'Educazione Nazionale e della Cultura Popolare (17 aprile 1939-14 novembre 1940) e Membro della Commissione degli Affari Esteri, degli scambi commerciali e della legislazione doganale (14 novembre 1940-5 agosto 1943).

Tuttavia non si riuscirà a completare la ratifica delle “opzioni”: giunge il II conflitto mondiale, che travolge ogni desiderio ed ogni speranza. Tolomei, distrutto dagli eventi, si ritira a Roma, dove morirà il 25 maggio 1952.


(1865-1952)