mercoledì 25 marzo 2009

SERATA TRIBUTO A MASSIMO MORSELLO

Martedì 10 marzo 2009 - ore 19,00Sezione Massimo Morsello (Appio Latino)Festa del tesseramento 2009 e Tributo a Massimo MorselloPresentazione nuova edizione del cd “Nostri canti assassini”Incontro sulla figura di Massimo MorselloIntervengono:Francesco Mancinelli (cantautore)Flavio Nardi (Rupe Tarpea Produzioni)Cristina Di Giorgi (scrittrice)A seguire cena comunitaria per festeggiare i 5 anni di attività della sezione Massimo Morsello di Roma


In ricordo di Massimino…


Pubblico queste bellissime righe in ricordo del grande Massimo Morsello…


Era mattina presto era il 10 marzo 2001 una telefonata rompe il silenzio Massimo e’ morto e con lui una parte di noi se ne andata..ripensando a quel suo ghigno delle sue parole. Un grande Uomo un grande Fascista a volte anche un Padre…Massimino ci manchi immensamente…

venerdì 20 marzo 2009

I CADUTI FASCISTI DELLA PRIMA GUERRA CIVILE ITALIANA, 1919 -1922 ED OLTRE

Il terzo libro di Pansa ha innestato l'ennesima serie di polemiche sulla Resistenza. Che fu solo un aspetto della Seconda delle 3 Guerre Civili combattute nel Nostro Paese (la Terza fu quella degli anni '70); in effetti dopo la Guerra Mondiale del 1914-1918 in Italia ci fu un' escalation di violenza, con molti fatti di sangue, di cui la vulgata storica antifascista ricorda solo i morti della propria parte, mentre l'oblio è sceso sui cosiddetti "Martiri Fascisti", come vennero chiamati i Caduti Fascisti o semplicemente simpatizzanti morti per mano social-comunista.

Spesso per mancanza di informazioni dettagliate su questo periodo storico: a volte si sa più delle Guerre Puniche che di questi avvenimenti non così lontani.Nomi e Morti dimenticati, tra cui Ugo, il nipote di una figura storica del Risorgimento, Guglielmo Pepe.

BERTA GIOVANNI - BONSERVIZI NICOLA - BOTTI UGO

  • Berta Giovanni. Diciottenne,gettato in Arno dai socialcomunisti a Firenze il "8 Febbraio 1921: con lui caddero altri Fascisti, di cui si è perso il nome, durante le infuocate battaglie di San Frediano, Firenze ed Empoli.

  • Bonservizi Nicola. Nato ad Urbisaglia (Macerata), fondatore del Fascio di Parigi e corrispondente del Popolo d' Italia dalla capitale francese, ferito il 20 Marzo 1924 dall' anarchico Bonomini a Parigi, e morto il 26 Marzo dello stesso anno.

  • Botti Ugo. Avanguardista 18enne, ucciso dai socialcomunisti a Livorno il 14 Marzo 1921.

LA STRAGE DI SAN MINIATO. I TEDESCHI SONO INNOCENTI

Chi si ricorda il film "La notte di San Lorenzo" dei compagni Taviani, la cui trama è incentrata su una delle icone resistenziali, la cosiddetta Strage nazista di San Miniato del 22 Luglio 1944 ?

Cosiddetta, perchè da tempo storici e cronisti cercavano di riportare alla giusta collocazione tale tragico episodio.Ebbena, il Procuratore Militare della Repubblica di La Spezia, Marco De Paolis, ha definitivamente chiuso l'inchiesta, assolvendo i Tedeschi incriminati per l'eccidio.

Dopo oltre 60 anni di insabbiamenti, omissioni, incartamenti persi o spariti, il Giudice Militare ha accolto la tesi di un errato tiro di artiglieria alleata, come già ipotizzato nel 2001 nel libro di 2 storici toscani, Lastraioli e Biscarini, "La Prova. Un documento risolutivo sulla strage di San Miniato" , dove si dimostra che il colpo micidiale che provocò la morte di 58 civili rifugiati nel Duomo sanminiatese proveniva da un obice da 105 mm sparato per errore dal 337° Battaglione di artiglieria americano; attraverso lo studio di alcuni diari dei militari statunitensi, dove risulta anche che i partigiani erano stati informati del tragico sbaglio.

Ecco cadere un' altra pietra miliare della retorica partigiana, e con essa anche il dubbio della connivenza coi Tedeschi del Vescovo della cittadina toscana, Ugo Giubbi.Ed ora, compagni Taviani, siete disposti a riscrivere il film ?

ALMERIGO GRILZ

Un militante, un giornalista, un avventuriero. E prima di tutto, un "camerata". Tutto questo è Almerigo Grilz. Importante personaggio del Fronte della Gioventù negli anni ´70 e nei primi anni ´80.

Nel 1977 divenne il capo, il trascinatore del Fdg di Trieste. Per tutti lui fu un esempio, per l´impegno politico, l´organizzazione, l´audacia. Ma anche per l´astuzia e le sue spiccate doti di giornalista e fumettista.

Morì dieci anni più tardi a 34 anni nella guerra in Mozambico, dove Almerigo stava lavorando come "reporter" free-lance. Una vecchia passione, il giornalismo di guerra, che era diventata la sua professione nei primi anni ´80. Ha raccontanto con incredibili reportages gli scontri in Cambogia, Etiopia, Irlanda del Nord, Angola, Filippine e Mozambico. Un uomo, un ragazzo che aveva sempre amato stare in prima linea.

A Trieste, era riuscito a far diventare la Destra, in anni difficilissimi, la prima forza politico-studentesca della città. In pochi anni aveva scalato anche le gerarchie del partito diventando consigliere nazionale del Fronte.

Ma il suo mito resta a Trieste, nei cuori di tanti giovani, che hanno seguito cortei in piazza al ritmo della sua voce. Che hanno condiviso il suo modo di essere, lo hanno seguito e hanno vinto.
Il suo mito resta anche in quelle terre di nessuno.
Di fame, di guerre, di inciviltà.

MILITE BRUNO FORNARI E LE STRAGI DI ROVEGNO (GE)

Nato il 13 Maggio 1917 a Gragnano Trebbiense (Pc). Appartenente alla XXVIII Brigata Nera "Pippo Astorri" , il 25 Ottobre 1944, mentre si trovava in licenza a casa, fu prelevato in casa dai partigiani e condotto prima a Rocca d' Olgisio di Pianello (Pc), poi in altre località fino al territorio di Rovegno (Ge), dove il 5 Dicembre 1944 veniva fucilato insieme ad altri prigionieri e ad un sacerdote che si era recato sul luogo del supplizio per assistere cristianamente i condannati, invocando pietà per i prigionieri. I partigiani non si commosssero ed uccisero tutti gli ostaggi, che, compreso il prete erano sette, e li seppellirono in una fossa comune.

Anche dopo il 25 Aprile 1945 Rovegno divenne famosa per i massacri perpetrati dai partigiani: tra i caduti, Carlo Marconi, zio di Gabriele Marconi, autore della splendida canzone "Piccolo Attila" dedicata a Nazareno (Nanni) De Angelis; ed autore del libro "Io non scordo", Fazi Editore.

COME MORIVANO GLI ITALIANI : MILITE SCELTO GIUSEPPE ZANELLI

Nato a Mortizza (Pc) il 20/09/1918.
Dopo aver preso parte alle operazioni militari sul Fronte Occidentale,
l' 8 Settembre aderì alla RSI e venne assegnato al 630 Comando Provinciale della G.N.R.

Fu catturato da partigiani a Folignano di Ponte dell'Olio (Pc) e condotto con insulti e percosse a Bettola.

Qui gli fu ordinato di gridare "W Stalin", ma egli gridò "Evviva il Duce !";
gli venne imposto di cantare " Bandiera Rossa", ma intonò "Battaglioni M".
Condannato alla Pena Capitale, i partigiani gli chiesero l'ultimo desiderio;
e poichè era appassionato di lirica ed aveva una bella voce da tenore, chiese di cantare un pezzo dalla "Tosca" .Sereno, attaccò: " E lucean le stelle...ed olezzava la terra...e muoio disperato !

"La piccola folla radunata sulla collina di Bettola, vicino al cimitero, si commosse fino alle lacrime ed agli applausi.Il partigiano che comandava il plotone d'esecuzione non si commosse ed ordinò allo Zanelli di scavarsi la fossa. Poi una scarica ed il silenzio.

Era il 20 Agosto 1944, la salma riposa oggi nel Cimitero di San Giovanni di Bettola (Pc).

mercoledì 18 marzo 2009

LA PROPAGANDA FASCISTA



I Temi della Propaganda

La seconda guerra mondiale fu combattuta anche attraverso la diffusione di cartoline e manifesti. I mezzi psicologici furono messi in campo come armi non meno importanti di quelle militari.
Le popolazioni furono investite da una emissione continua di messaggi in cui era prevalente il tema dello scontro ideologico.




Accanto al tema della guerra come crociata, si collocano i pezzi che si riferiscono alle rivendicazioni dell'Italia alla fine del primo conflitto mondiale. La guerra rappresenta l'inizio di una nuova era di giustizia sociale.



La partecipazione dell'Italia nella campagna di Russia riveste un ruolo di rilievo per il carattere di guerra ideologica. Mussolini insistette presso i tedeschi per inviare un corpo di spedizione in Russia, nonostante le loro riserve. Si trattò della ripresa della lotta contro il comunismo che aveva costituito la ragion d'essere della precedente presa del potere. Si volle legittimare la missione di fondare una nuova Europa "debolscevizzata" per ottenere la mobilitazione di tutti contro il pericolo rosso.



Il tema dell'entrata in guerra dell'Italia è quello di spezzare le catene imposte dalle plutocrazie occidentali per impedirne il libero accesso agli oceani, nel quadro della lotta dei popoli giovani e poveri contro le nazioni ricche.



La propaganda relativa alla campagna d'Africa è legata alle operazioni sui due fronti etiopico e libico.
Con l'intervento dell'Africa Korps tedesco le armate italiane ritornano all'ofensiva sul fronte libico, riconquistano Tobruch e puntano su Alessandria d'Egitto. Vengono sconfitte ad El Alamein dove si sviluppa la controffensiva britannica decisiva. Lo sbarco degli anglo-americani in Marocco ed in Algeria costringerà le forze dell'Asse ad abbandonare il territorio africano nel maggio 1943.



Nel fronte russo dopo i travolgenti successi del 1941 e del 1942 nel novembre-dicembre del 1942 inizia la controffensiva sovietica sul fronte di Stalingrado e del Don, che determina la disfatta dell'ARMIR.



Lo scontro nei cieli e nei mari conferisce al conflitto una nuova dimensione spaziale. La flotta e l'aviazione sono rappresentate come garanzia di salvaguardia delle coste e della libertà dei mari. L'impreparazione militare e l'inadeguadezza tecnologica della marina e dell'aeronautica vengono rimosse con una notevole propaganda di tavole a colori e di grande effetto che distolgono dal disastroso quadro d'insieme, valorizzando singoli episodi della guerra aeronavale.


La propaganda fascista attraverso il cinema e la radio



Giovinezza con la propaganda fascista dal 1922 al 1940

sabato 14 marzo 2009

OTTOBRE 1922- IL PRIMO GOVERNO MUSSOLINI

All'indomani della Marcia su Roma, il Re Vittorio Emanuele III convoca Mussolini a Roma per dargli l'incarico di formare il nuovo Governo. Sarà l'inizio del Regime Fascista. Ecco qui sotto la lista dei ministri che costituirono il primo governo Mussolini nel 1922.

Esso è composto da quattordici ministri e sedici ministeri, avendo Mussolini tenuto per sè, oltre alla presidenza del Consiglio, anche gli Esteri e gli Interni. Ecco, nell'ordine, la lista dei ministri quale Mussolini l'ha presentata per l'approvazione al Re:

Presidenza del Consiglio

Benito Mussolini

Esteri

Benito Mussolini

Interni

Benito Mussolini

Giustizia

Aldo Oviglio

Guerra

Armando Diaz

Marina

Paolo Thaon de Revel

Finanze

Alberto De Stefani

Tesoro

Vincenzo Tangorra

Colonie

Luigi Federzoni

Istruzione

Giovanni Gentile

Lavori Pubblici

Gabriello Carnazza

Agricoltura

Giuseppe D'Arzago De Capitani

Industria e Commercio

Teofilo Rossi

Lavoro e Previdenza Sociale

Stefano Cavazzoni

Poste

Giovanni Colonna di Cesarò

Terre liberate

Giovanni Giurati

Nella Camera che doveva essere chiamata a votare la fiducia a Mussolini, i socialisti erano il gruppo più forte con 122 deputati, seguiti dai popolari che ne contavano 107. Venivano poi i fascisti (32 deputati, più tre affiliati del Gruppo misto), i nazionalisti (11), i liberaldemocratici (Salandra con 21 deputati), i democratici (Giolitti e Facta con 41 deputati), i demonazionali (Nitti, con 26 deputati), i democratico-sociali (41) il Gruppo Agrario (23), i socialisti riformisti (26), i comunisti (16), e, infine, il Gruppo misto che contava 32 deputati.

DAL DIARIO DELLE VOLONTA' DI BENITO MUSSOLINI


Dal Diario della Volontà di Benito Mussolini

Che cosa é questo fascismo, contro il quale si accaniscono invano i nemici vecchi e nuovi? Che cosa é questo Fascismo le cui gesta riempiono le cronache italiane?Sia concesso a noi, che abbiamo l'orgoglio di aver lanciato nel mondo questa superba creatura, piena di tutti gli impeti e gli ardori di una giovinezza traboccante di vita; sia concesso a noi di rispondere a queste domande.

Il Fascismo é una grande mobilitazione di forze materiali e morali. Che cosa si propone? Lo diciamo senza false modestie: governare la Nazione. Con quale programma? Col programma necessario ad assicurare la grandezza morale e materiale del popolo italiano.Parliamo schietto: Non importa se il nostro programma concreto, non é antitetico ed é piuttosto convergente con quello dei socialisti, per tutto ciò che riguarda la riorganizzazione tecnica, amministrativa e politica del nostro Paese.

Noi agitiamo dei valori morali e tradizionali che il socialismo trascura o disprezza, ma soprattutto lo spirito fascista rifugge da tutto ciò che é ipoteca arbitraria sul misterioso futuro.Oggi si compiono i due anni dal giorno in cui sorsero i Fasci italiani di Combattimento. Abbiamo appena il tempo di evocare la data. La battaglia infuria dovunque. Le cronache sono rosse o arrossate dal latin sangue gentile fascista. E poi, non abbiamo la stoffa dei commemoratori. Camminiamo avanti e guardando dinanzi a noi. E' il nostro stile.

Siamo giovani, nati ieri e non abbiamo storia. O ne abbiamo troppa. Ma non ci pesa. Non grava sulle nostre anime il passato, perché il tumultuoso presente c'incalza verso l'avvenire.Non eravamo in molti, nella sala di Piazza San Sepolcro due anni fa, quando gettammo le prime basi della nostra costruzione ideale. Un centinaio forse. Io stesso non mi cullavo in illusioni eccessive. Mi contentavo di costituire, in prosieguo di tempo, un centinaio di Fasci nelle principali città d'Italia.Il Fascismo non aveva molti numeri per conseguire un successo di adesioni e di popolarità.

Si chiamava di "combattimento" e questa parola, dopo quaranta mesi di guerra, suonava ingrata alle orecchie di molta gente; partiva in lotta contro il rinunciatarismo, il che alienava al fascismo le simpatie di coloro che fanno dell' "imperialismo" per tutti i popoli, salvo che per quello italiano; rivendicava la necessità dell'intervento in guerra e la grandezza della vittoria, la qual cosa urtava i nervi di quelli che intendevano superate le storiche differenze di neutralismo e interventismo, finalmente scendeva in campo apertamente contro la demagogia socialista che consigliava tutti i malcontenti delle classi medie ed esasperava, nell'assurda aspettazione del paradiso russo, tutti i fanatismi politici e le miserie morali del proletariato.

Dopo due anni di lotte, varie e tempestose vicende, gettiamo uno sguardo sulla strada percorsa; il punto di partenza ci appare straordinariamente lontano. Il Fascismo dopo essersi affermato trionfalmente nelle grandi città, dilaga, straripa nei piccoli paesi e sin nelle più remote campagne..Due anni! rapida successione di eventi! Tumulto e passare di uomini! Giornate grigie e giornate di sole.

Giornate di lutto e giornate di trionfo. Sordo rintocco di campane funebri; squillore gioioso di fanfare all'attacco. Fra poco il Fascismo dominerà la situazione.Nell' annuale della fondazione, inchiniamoci dinanzi ai morti e salutiamo in piedi i vivi che si raccolgono a fiumane attorno alle nostre bandiere. E' la migliore gioventù d'Italia, la più sana, la più ardimentosa. Intanto, dietro le armature possenti, tutto il cantiere fascista é all'opera. Chi porta le pietre, chi le depone, chi dirige e traccia i piani.
Avanti, Fascisti! Tra poco saremo una cosa sola! Fascismo e Italia!

(Benito Mussolini, Diario della volontà, 23 marzo 1921 )

"Io riconosco e mi vanto di possedere uno spirito nobile ed alacre: e aggiungo che il giorno in cui non mi sentissi più stimolato da questa inquietudine mi riterrei diminuito e liquidato.Io non mi "adagio" mai in nessuna posizione; non mi siedo non mi addormento sul già raggiunto; non sono un impiegato tardo e marginatore di pratiche, ma un camminante che non riconosce mai nella meta raggiunta, quella definitiva o suprema.

Ho l'orgoglio di aggiungere a questo quadro auto-biografico che non mi mancano e volontà e tenacia. Sono trenta mesi oramai che io, giorno per giorno, implacabilmente, ho tenuto fermo nella battaglia contro le forze che minacciavano di rovina la Nazione. Trenta mesi di duro lavoro, di quotidiano lavoro, alternato da vittorie e da sconfitte; confortato talvolta da vasti consensi, gelato talora da isolamenti improvvisi. E non ho mai piegato.Sono infiniti i campi nei quali possiamo applicare le nostre energie.

Comprendo e compiango quelli che non sanno astrarre dai loro ambienti, vi si inchiodano e non vedono altro, e non credono alla esistenza di un più vasto e complesso e formidabile mondo. Sono i riflessi del campanilismo, riflessi che sono estranei a noi, che vogliamo sprovincializzare l'Italia e proiettarla come "entità nazionale" , come blocco fuso oltre i mari e oltre le Alpi.Ma l'uomo che ha fondato e diretto un movimento e gli ha dato fior di energia, ha diritto di prescindere dalle analisi di mille elementi locali per vedere il panorama politico e morale nella sua antitesi; ha il diritto di vedere dall'alto di una montagna, cioé da un ampio orizzonte, il panorama, che non é di Bologna o di Venezia o di Cuneo, ma é italiano, ma é europeo, ma é mondiale. "

(Benito Mussolini, 19 agosto 1921 - Diario della Volontà).

La casa Natale del Duce


L'originale dell'atto di nascita di Benito Mussolini


giovedì 5 marzo 2009

LE SCUOLE NEL TERZO REICH

Nel corso del 1933 è venduto un milione di copie di Mein Kampf, che si aggiungono alle duecentotrentamila diffuse in precedenza: il libro è ormai in tutte le case, perché sono moltissimi i tedeschi che vogliono sapere come la pensa il nuovo cancelliere. Gli sposi lo ricevono come dono di nozze.
I programmi di Hitler eccitano la fantasia di molti giovani: l'appartenenza alla razza superiore, che ha il diritto di dominare tutte le altre, li esalta, li fa sognare, li fa sentire forti e importanti.

Migliaia di ragazzi aderiscono ai pro-grammi nazisti e si offrono volontari alle SS. Tra loro ci sono figli di insigni professori, rampolli di famiglie nobili (i principi Hohenzollern-Sigmaringen, di Waldeck, di Brunswick e di Lippe-Biesterfield, il granduca del Meclemburgo e il generale von der Schulemberg, ex capo di stato maggiore del principe ereditario), degli Junker e di industriali che talvolta abbracciando il nazismo rinnegano il padre.



I nazisti organizzano una vasta epurazione nelle scuole e nelle università dove rimuovono quasi la metà dei professori: non occorre essere ebrei o marxisti per essere epurati, è sufficiente non abbracciare le teorie sulla superiorità della razza o mostrare scarso entusiasmo per il nazismo.

I libri in uso sono sostituiti da nuovi testi che esaltano il nazismo, la dittatura e il razzismo e disprezzano la democrazia, portatrice di miseria, scioperi, disoccupazione e disordini. I nuovi libri e i nuovi insegnanti affermano che i socialdemocratici al potere durante la deprecata Repubblica di Weimar erano dei traditori venduti al capitalismo internazionale giudaico-marxista e per questo firmarono l'armistizio e poi il trattato di Versailles che ha strangolato la nazione.

Diffondono inoltre il programma nazista: unione di tutti i tedeschi in una Grande Germania, conquista di terre nell'Est europeo, liberazione dagli ebrei e provvedimenti, seppur dolorosi, contro i portatori di handicap.

Nei licei le ore di lezione settimanali sono 54, delle quali 6 di istruzione politica e 2 di teorie razziali. Giovani insegnanti ripetono fino alla noia le teorie naziste. In ogni pagina dei testi si fa propaganda politica. E non solo nei libri di storia: «Un aereo da bombardamento parte con un carico di ventiquattro bombe ciascuna del peso di dieci chili.

L'apparecchio punta su Varsavia, culla del giudaismo europeo, e la bombarda. Alla partenza, col pieno di bombe, nonché di carburante per un totale di millecinquecento chili, l'apparecchio pesava otto tonnellate. Al rientro dalla missione nei serbatoi ci sono ancora duecento trenta chili di carburante. Si domanda: qual è il peso dell'apparecchio vuoto?».

E ancora: «L'infame trattato di Versailles, imposto da inglesi e francesi, ha dato modo alla plutocrazia internazionale di frodare la Germania delle sue colonie.

Dal canto suo la Francia ha ottenuto una parte del territorio del Togo. Sapendo che il Togo tedesco, provvisoriamente affidato alla gestione dell'imperialismo francese, ha una superficie di cinquantaseimila chilometri quadrati e una popolazione di ottocentomila anime, calcolare lo spazio vitale medio per abitante».Un tema di storia: «La civiltà tedesca, la sola che sia pura, è nata duemila anni fa nei territori del nord che oggi si chiamano Svezia e Norvegia. In seguito, tale civiltà si è allargata a macchia d'olio, conquistando lo Jutland, la Fionia e le isole Seeland e Leeland.


Queste popolazioni di razza ariana più tardi si separarono. Una si stabilì in quello che è oggi il nostro paese. Altre sciamarono verso le isole di Gran Bretagna e Irlanda, altre ancora verso le pianure dell'est e dell'ovest della Gallia, che in quell'epoca era un paese arretrato e che esse provvidero a civilizzare.

Durante il medioevo, altre razze ariane d'origine nordica mossero verso il centro e il sud d'Europa installandovisi. Più tardi ancora altri germanici si stanziarono nei territori già appartenuti a slavi e carpatici dove cacciarono i discendenti delle tribù barbare venute dall'O-riente.

Alcuni di questi popoli di origine nordica conservarono per intero la purezza del proprio sangue, mentre altri lo inquinarono, come fecero ad esempio i discendenti dei vichinghi stabilitisi nella terra francese della Normandia.

Tutti questi territori, occupati attualmente da minoranze d'origine germanica, devono necessariamente riunursi prima o poi, per ridar vita alla grande confederazione germanica quale fu fondata dall'imperatore Carlomagno .

Paesi cone la Svizzera, il Lussemburgo, le Fiandre, la Vallonia, i Sudeti , la Romania , la Slovacchia, i territori Baltici, l'Ungheria ma sopratutto l'Alsazia e la Lorena, dovranno essere negli anni a venire, nel territorio della Germania . «Nessuno avrà il diritto di dormire sugli allori fino a quando gli svizzeri, nostri fratelli oppressi, non saranno liberati»: così è scritto su di un libro scolastico, ma Hitler si era forse preoccupato di chiedere agli svizzeri se si sentivano oppressi e se aspiravano ad essere "liberati" da lui?

Nelle scuole, i nazisti si spingono ben oltre di quanto non facciano nelle piazze. Proclamarsi eredi della razza ariana è pura farneticazione. Nel corso del tempo le razze si sono mescolate, è assurdo invocare un ritorno alla purezza razziale.

Nella Germania di Hitler, i ragazzi dai dieci fino a quattordici anni sono inquadrati nella Deutsches Jung Volk (Gioventù tedesca), corrispondente ai Balilla di Mussolini. Dai quattordici ai diciotto anni marciano nella Hitlerjugend (Gioventù hitleriana), corrispondente agli Avanguardisti in Italia.

Finito il liceo gli studenti ricevono in regalo un pugnale con la dicitura: "Fedele fino alla morte" e assistono a una cerimonia alla quale interviene quasi sempre l'attivissimo Schirach, Hitler dei giovani, che li accende con un discorso e poi li invita a un giuramento: «Giurate voi, come i vostri antenati, cavalieri dei sacri imperi germanici, di prestare sempre aiuto e assistenza ai tedeschi vostri fratelli? Di difendere senza esitazione donne e bambini? Di mostrarvi pietosi delle altrui sofferenze? Di darvi anima e corpo all'ideale della causa tedesca? Giurate voi di essere, in ogni circostanza e fino alla morte, fedeli alla parola data ai vostri capi, alla patria e al nostro Fuhrer e cancelliere Adolf Hitler?».

Ai ragazzi licenziati proficuamente dai licei viene offerto di trascorrere l'estate in un campo di vacanze per giovani hitleriani dove praticheranno la ginnastica e riceveranno un'istruzione politica e militare. Tra i molti aspiranti i preposti selezionano i migliori per prestanza fisica, per obbedienza cieca e soprattutto coloro che si dimostrano privi di senso critico.

Al campo essi impareranno tra l'altro una canzoncina: «Se il mondo intero va a pezzi, al diavolo! Ce ne freghiamo, continueremo a marciare in avanti perché oggi possediamo la Germania, domani avremo il mondo intero».

Alla fine dell'estate i giovani possono fare domanda d'iscrizione a un istituto nazionalsocialista, dove si preparano i futuri funzionari del partito e della Gestapo e gli ufficiali delle SS: le domande di ammissione sono molte e quindi è prevista un'altra severa selezione.

Superato il primo corso di formazione professionale, una nuova e più severa selezione precede l'accesso a un successivo corso che si tiene in un castello dell'Ordenburg (Ordine mitologico del sangue). La prima scuola per ufficiali SS è fondata a Toelz nel giugno 1935; una seconda sarà aperta nel castello di Braunschweig.

Gli allievi vi trascorrono un anno assai duro, in quasi totale isolamento; il 9 novembre di ogni anno, anniversario del putsch del 1923, i promossi prestano un nuovo giuramento: «A te Adolf Hitler in qualità di Fi hrer giuro fedeltà e valore.

Prometto a te e a tutti coloro che tu designerai come miei superiori obbedienza fino alla morte e che ciò sia vero con l'aiuto di Dio». Si tratta di un momento assai importante: i giovani, che già un tempo giurarono, promettono nuovamente fedeltà a Hitler sapendo perfettamente ciò che il Fi hrer esige da loro: è impensabile infatti che non conoscano il programma nazista, o che non abbiano letto Mein Kampf, perché entrambi vengono diffusi nelle scuole superiori, nel campo di vacanze e infine durante i corsi di formazione professionale.

Molti desistono perché non condividono i programmi nazisti o perché giudicano i corsi troppo duri, altri, soprattutto quelli che fanno troppe domande, sono scartati perché privi dei requisiti necessari, ma quelli che rimangono conoscono perfettamente il nazismo e il Fuhrer-prinzip e li condividono. Sanno che dovranno combattere, per realizzare la Grande Germania, per occupare le terre dell'Est europeo abitate da milioni di slavi, per liberare la patria dagli ebrei. Quando giurano sono perfettamente consapevoli di tutto ciò e aderiscono spontaneamente, volontariamente.

Non è dunque accettabile la linea di difesa da loro adottata dinanzi ai tribunali, «Ho dovuto obbedire agli ordini», perché a quegli infami ordini hanno obbedito soltanto dopo averli conosciuti, condivisi e consapevolmente accettati.

A loro attenuante c'è esclusivamente il fatto di essere cresciuti in un clima diseducativo, dove questi progetti apparivano giusti e normali; si può ammettere che essi fossero ingenui, creduioni, che si siano entusiasmati per una causa sbagliata, e anche per questo riconoscere loro delle attenuanti.

martedì 3 marzo 2009

BENITO MUSSOLINI: L' UOMO NUOVO


IL 29 LUGLIO E L ANNIVERSARIO DELLA
NASCITA DI UN UOMO
STRAORDINARIO:BENITO MUSSOLINI;
NATO IN UNA DIGNITOSA POVERTA
DIVENNE PRESTO IL PIU
GRANDE STATISTA CHE L ITALIA ABBIA
MAI AVUTO SENZA DIMENTICARE LE SUE
ORIGINI,UOMO ASSOLUTAMENTE NUOVO
SIA PER IL SUO TEMPO SIA PER IL NOSTRO,
PERSONA DI SPICCATA ONESTA,
GUIDO L ITALIA NON PER INTERESSE PERSONALE MA
BENSI PER UN GRANDIOSO IDEALE CHIAMATO
ITALIA;
FECE IL PRIMO GRANDE AMMODERNAMENTO
DELLA NOSTRA NAZIONE FECE FONDARE CITTA,
BONIFICO PALUDI MALSANE,AIUTO LE FAMIGLIE,
INSEGNO ALLA GIOVENTU PRINCIPI COME L AMOR
PATRIO L AMORE PER LA PROPRIA FAMIGLIA,
INSEGNO AL NOSTRO POPOLO PAROLE COME "ONORE"
"FEDELTA" "ONESTA" "SOVRANITA" "COERENZA".
TRAGHETTO INDENNE IL NOSTRO PAESE
NELLA DRAMMATICA CRISI ECONOMICA DEL 29.
FECE I PATTI LATERANENSI CHE LIBERARONO
LA SANTA CHIESA DALLA TENAGLIA ANTICLERICALE
LIBERAL-MASSONICA CHE LA SOFFOCAVA.
VENNE AMMIRATO E RISPETTATO DAI POTENTI
DI ALLORA COME CHURCHILL, PAPA PIO UNDICESIMO,
PAPA PIO DODICESIMO,GANDHI,LOYDE GEORGE,THOMAS MANN,DELADIER,ECC.
VENNE TRADITO DA UOMINI CHE VENDETTERO PER
MERI INTERESSI PERSONALI IL PROPRIO ONORE
E LA PROPRIA FEDELTA ALL 'ITALIA E ANCHE
QUANDO SI SENTI LONTANO DAL RIPRENDERE IL POTERE
SI RIMISE IN GIOCO NON PER VANITA O
ARROGANZA PERSONALE
MA PER SALVARE L 'ONORE DELLA NOSTRA NAZIONE.
MORI IN MANIERA ANCORA POCO CHIARA,
PAGO UN PREZZO ALTISSIMO PER LA SUA
STRAORDINARIA COERENZA NELLA DETURPAZIONE
DEL SUO CORPO INERME INSIEME I SUOI FEDELI GERARCHI
E ALLA SUA CLARETTA PETACCI REA DI TROPPO AMORE ,
DA ITALIANI INDEGNI DI QUESTO NOME VISTO CHE POCHI MESI PRIMA
L' AVEVANO OSANNATO SENZA RISERVE
MA ANCHE IN QUESTA TRAGICA CIRCOSTANZA

IL DUCE AVREBBE URLATO COME QUANDO
FU ESPULSO DAL PARTITO SOCIALISTA "MI

ODIATE TANTO PERCHE MI
AVETE AMATO TANTO"

lunedì 2 marzo 2009

I LUOGHI DI ADOLF HITLER



I luoghi ove il leader del nazismo trascorse la sua avventura alla guida dei "figli" del popolo ariano rappresentano una vera e propria cartina al tornasole del mondo della svastica, fino al drammatico epilogo.

Se i paradisiaci paesaggi del Berghof e della Kehlsteinhaus, nelle alpi bavaresi, fecero da contorno ai felici anni della gloria, il bunker della cancelleria, passando per il lugubre quartier generale di Rastenburg, accompagnò Adolf Hitler, ormai perennemente seppellito in quella sorta di sarcofago di cemento, nel suo appuntamento con la morte, il 30 aprile 1945.

Erano questi i luoghi del fuhrer, degne cornici per quelli che furono gli umori e le vicissitudini di un uomo che sembrava destinato, dall’alto del suo "nido dell’aquila", a dominare il mondo e che invece si vide sprofondare, con l’armata rossa ormai alle porte, all’interno di un’oscura e umida costruzione situata nelle viscere della terra.

Il Berghof


Situato nei dintorni di Berchtesgaden, precisamente nella zona di Obersalzberg, il Berghof fu la villa prediletta di Hitler, il luogo ove questi amava trascorrere i propri momenti di svago e di piacere; ristrutturato dietro precise indicazioni dello stesso Hitler, che non recise mai il suo legame con il mondo dell’arte e al quale si sentiva sempre profondamente legato, il Berghof, proprio per questo motivo, occupò sempre un posto speciale nel cuore del leader nazista;
fu in questo meraviglioso luogo, immerso nella alpi bavaresi, che Hitler condivise la suo intimità con le sue donne, a partire dalla nipote Geli Raubal, fino ad arrivare ad Eva Braun, la quale filmò personalmente, con la sua telecamera, diversi momenti di normale vita quotidiana dell’uomo più potente della terra; fu proprio in questo chalet che si tennero delicati vertici politici, destinati a sconvolgere la vita dell’Europa, riunioni militari o più semplicemente raduni mondani e feste, coinvolgenti le personalità più importanti del III reich.

Il motivo di tanta passione era d’altronde facilmente intuibile in quanto il Berghof era realmente situato in una posizione invidiabile dalla quale, dall’enorme terrazzo o dalla finestra-vetrata posta all’estremità del salone interno, si poteva godere un panorama mozzafiato; proprio il grande salone era arredato lussuosamente con arazzi e quadri di valore;

Hitler era inoltre in possesso di una testa bronzea di Wagner,scolpita dallo scultore Breker e di numerosi dischi del grande autore, riposti su mobili monumentali, ove facevano bella mostra vasi d’argento massiccio e servizi in porcellana di Dresda; nella parte più bassa del salone, cui si accedeva scendendo tre gradini, si poteva invece ammirare un camino bavarese in maiolica, mentre 5 grandi poltrone erano poste intorno ad un tavolo di cristallo; senza dimenticare i numerosi libri di astrologia, che il fuhrer leggeva ed interrogava, confermando gli oscuri legami del nazional-socialismo, con il tenebroso mondo dell’occulto.

Le stanze del fuhrer e di Eva Braun, divise da un lussuoso bagno, erano notevolmente più grandi e spaziose delle 14 riservate agli ospiti, situate nell’ultimo piano della villa e in cui campeggiava, onnipresente, il ritratto del leader nazista; tutti coloro che avevano l’onore di essere ricevuti al Berghof dovevano inoltre attenersi a rigide norme comportamentali, elencate su un foglio appositamente consegnato.

Proprio l’Obersalzberg sembrava candidato, con il grande reich ormai prossimo alla distruzione, ad ospitare Hitler ed il suo stato maggiore, per una resistenza estrema, ma questo progetto rimase senza seguito per il desiderio del fuhrer di rimanere a Berlino e lì morire.

Il Berghof venne poi bombardato il 25 aprile 1945 da trecento bombardieri inglesi e definitivamente spianato nel 1956; si voleva in questo modo impedire che quel posto da sogno, potesse in futuro divenire meta di nostalgici pellegrinaggi; scomparve in questa maniera il luogo più caro ad Hitler, il suo angolo di paradiso, posto nella magica cornice delle alpi bavaresi, la cui calma, la cui quiete non fu comunque in grado di impedire l’ emanazione di ordini destinati a tramutare in un incubo la vita di decine di migliaia di persone e a dare avvio ad una tragica spirale di morte e violenza.

Si può pertanto affermare che quella graziosa e piccola villetta, sperduta tra i monti, ebbe il carattere di assurgere, in numerosi occasioni, a vero e proprio centro del mondo, a luogo che vide sfilare in successione i più importanti e controversi personaggi del secolo appena trascorso, ad anima nera del fuhrer della grande Germania, che trovò linfa vitale, per i suoi macabri e perversi desideri, proprio in quel posto fatato.


La Kehlsteinhaus

Fu il famoso "nido dell’aquila", la residenza alpina più bella ma nel contempo meno amata da Hitler.

La Kehlsteinhaus era un rifugio che sovrastava il Berghof e il villaggio di Obersalzberg, posto a 1.834 metri di altezza, alle sommità del monte Kehlstein; fu regalata al fuhrer, in occasione del suo cinquantesimo compleanno, da Martin Borman, che ne curò la costruzione tra il 1936 e il 1938.

Per Bormann la costruzione della nuova residenza alpina rappresentava l’ennesima occasione per mettersi in mostra agli occhi di Hitler e, come sempre, si prodigò per colpire e sorprendere il suo fuhrer, avvalendosi dell’organizzazione Todt e di centinaia di operai, sfruttati senza scrupoli e senza alcun riguardo.

Ciononostante, l’oscuro segretario, non prese in considerazione la morbosa attenzione di Hitler per le opere architettoniche e commise l’errore di non coinvolgerlo nell’elaborazione dei piani di costruzione; il risultato fu che Hitler snobbò palesemente la nuova residenza,

visitata pertanto raramente, preferendo mantenersi legato all’amatissimo Berghof, cui la Kehlsteinhaus era collegata attraverso un’elaborata serie di camminamenti; essi ci sono descritti, insieme alla maestosità del rifugio, dall’ambasciatore francese François Poncet, il quale fu colui che denominò la Kehlsteinhaus come "nido dell’aquila", nome con cui quel luogo sarebbe poi entrato nella storia:

"La strada terminava all’ingresso di un tunnel che portava all’interno della montagna.

L’ingresso era chiuso da due massicce porte di bronzo. Al termine del tunnel, da una sala rotonda, entrai in un ascensore spazioso e rivestito di lucidi pannelli di ottone. Arrivai in un edificio tozzo e massiccio dove c’era un portico con colonne romane ed accanto una sala con un’enorme vetrata semicircolare. Giganteschi tronchi di legno bruciavano nel grande camino e c’era un tavolo circolare con una trentina di sedie. La vista panoramica delle montagne assomigliava a quella visibile da un aereo.

Lì in fondo giaceva Salisburgo che assomigliava ad un anfiteatro. Villaggi a perdita d’occhio corollavano l’orizzonte fra monti e boschi. La casa di Hitler mi dava l’impressione di essere un edificio costruito fra le nuvole".

Per giungere, da valle, al "nido dell’aquila", era necessario attraversare un tunnel di 124 metri, da cui si giungeva dinanzi all’ascensore, decorato con specchi, ottoni e sedili in pelle verde, che, dopo 139 metri di vertiginosa salita all’interno della montagna, portava direttamente all’interno del rifugio.



Il "nido dell’aquila": l’ascensore


Nonostante il disinteresse di Hitler, la Kehlsteinhaus era realmente un luogo incantato, in grado di lasciare a bocca aperta qualunque visitatore; essa fu dunque un mero luogo di rappresentanza, sfruttato solamente in occasioni speciali, per suggestionare, con la sua maestosità, gli ospiti ed i diplomatici invitati a Berchtesgaden.

Per la costruzione del "nido dell’aquila" Bormann non lesinò alcuna spesa ed il lusso che caratterizzava quel luogo balzava immediatamente agli occhi, richiamando l’attenzione di qualunque visitatore: nel grande atrio ottagonale faceva bella mostra il camino di marmo verde regalato da Mussolini, mentre le ampie vetrate e le balconate lasciavano intravedere un paesaggio che si apriva su Salisburgo e Monaco.

A differenza del Berghof, il "nido dell’aquila" di Hitler, è stato risparmiato dalla distruzione ed ancora oggi può essere visitato, in tutta la sua maestosità, come macabro lascito dell’ oscuro mondo della svastica.


Il quartier generale di Rastenburg


Era un luogo tetro, grigio e spettrale situato nel cuore della foresta di Goerlitz (ora Gierloz), presso Rastenburg (l’attuale Ketrzyn), nella Prussia orientale.

La cosiddetta "tana del lupo" fu costruita in vista dell’attacco all’Unione Sovietica e la scelta cadde su quel posto non solo per la sua vicinanza con il confine sovietico, ma anche per la sua natura aspra e difficilmente accessibile, circondata com’era da laghi e paludi ed immersa nella già citata foresta di Gierloz;

Il quartier generale di Rastenburg, caratterizzato in superficie da piccoli edifici di legno, era in realtà un coacervo di bunker, gallerie, campi minati e postazioni anti-aeree, inghiottito dalla fitta vegetazione dei luoghi e costantemente in penombra; era inoltre presente un piccolo aeroporto e una piccola stazione ferroviaria, per permettere collegamenti con la madrepatria e, in particolare, con Berlino, con cui Hitler era continuamente in contatto tramite una diretta linea telefonica.

Il fuhrer si trasferì in pianta stabile a Rastenburg, fin dall’attacco all’Unione Sovietica e vi rimase pressochè ininterrottamente fino al 20 novembre 1944, quando dovette forzatamente far ritorno a Berlino, a causa dell’inesorabile avanzata dell’armata rossa; per tutto questo tempo Hitler trascorse le sue giornate tra una riunione militare e l’altra, dalla mattina fino a notte inoltrata.

Le notizie provenienti dai vari fronti di guerra armonizzarono la sua depressione ed il suo malessere con lo squallore che lo circondava; lontano dagli sfarzi e dagli svaghi della capitale, ove il fuhrer, dopo essersi svegliato in tarda mattinata, dedicava ore e ore alla nullafacenza più assoluta, trascurando il lavoro, Rastenburg era un luogo, non solo seppellito in una foresta acquitrinosa, dall’aria insalubre,

ma anche profondamente indesiderato dai vertici nazisti per il carattere spartano dei suoi alloggi ed arredi, compresi quelli del fuhrer, nei quali si evidenziavano solamente un ritratto di Federico il grande, alcune foto di Eva Braun ed una di Greta Garbo; nelle sue passeggiate, insieme al fedele cane Blondi, che lo vedevano sparire nella nebbia e nella folta vegetazione, era come se venisse rapito dall’atmosfera mistica di quel posto, evocante oscure forze del male.

Fu proprio a Rastenburg e precisamente nella sala riunioni, la Lagebaracke, che il leader nazista sfuggì miracolosamente, il 20 luglio 1944, all’attentato organizzato ed eseguito dal colonnello Claus Stauffenberg.

Dopo essere stata abbandonata dal fuhrer, la "tana del lupo" sopravvisse fino al 24 gennaio del 1945, giorno della sua distruzione ad opera della wehrmacht, per impedire che l’armata rossa, vicina al tempo della partenza di Hitler ed ora a pochi passi da Rastenburg, potesse prenderne il controllo ed entrarvi indisturbata.

Ma per Hitler il calvario non era affatto terminato:

il grigiore del suo ex quartier generale avrebbe infatti lasciato il posto all’ancor più deprimente bunker della cancelleria, ove quello che era ormai solo l’ex signore incontrastato della Germania e dell’Europa, trascorse, seppellito come un morto vivente, le ultime drammatiche fasi della sua vita.


Il bunker della cancelleria


Situato a Berlino, 20 metri sottoterra, nel giardino della cancelleria, fu il luogo funereo ove Adolf Hitler decise di trascorrere gli ultimi istanti della sua esistenza.
Il fuhrer diede ordine di costruire il bunker a partire dal 1943, quando gli alleati cominciarono a bombardare la capitale del grande reich, nonostante la propaganda avesse costantemente rassicurato il popolo tedesco circa l’invulnerabilità della Germania dai propri nemici; pronto alla fine del 1944, il fuhrer vi si trasferì all’inizio del 1945, dopo essere stato costretto a lasciare il quartier generale di Rastenburg, travolto dall’avanzata inarrestabile dei sovietici.

Il bunker della cancelleria era un luogo spettrale, umido e buio, dagli arredamenti semplici ed estremamente umili, nel quale si perdeva rapidamente il senso della realtà; fu pertanto la degna dimora per un fuhrer ormai distrutto, malato e ridotto a vero e proprio morto vivente;

l’attentato di Rastenburg aveva avuto conseguenze devastanti per il suo fisico e l’atmosfera surreale del bunker, contribuì notevolmente a renderlo sempre più distaccato dal mondo reale.
Il bunker era diviso in due piani, collegati da una scala a chiocciola di 13 scalini; al piano superiore c’erano le cucine, gli appartamenti del personale, degli ospiti e del corpo di guardia delle SS, a quello inferiore, situato dunque nella parte più sicura e protetta, i 20 alloggi di Hitler e degli altri gerarchi, posti su un corridoio di 17 metri per 3;

in particolare, in quelli del fuhrer, composti da 6 stanze, lo studio, fungente anche da soggiorno, arredato in maniera tutto sommato sobria e ove campeggiavano i ritratti dell’immancabile Federico II e della madre Klara, era collegato da un lato con la camera da letto, dall’altro con il bagno, che colpiva per la sua morbosa e maniacale pulizia:

come riferito dall’ex giovane nazista pentito, Armin Lehmann, che nel bunker visse giovanissimo tra il 20 e il 30 aprile del 1945, mentre i bagni del piano interrato, versavano in condizioni fatiscenti, a causa della rottura delle fognature, da parte dei russi, quelli di Hitler erano perfetti ed impressionavano tanto erano puliti;

il giovane Lehmann ebbe occasione di entrarvi una volta e rimase fortemente sconcertato dall’enorme quantità di quello che sembrava semplice sapone e che invece fu percepito per ciò che realmente era solo alla fine della guerra, quando venne a galla l’orrore dei campi di concentramento.

Ma quei servizi igenici non erano accessibili a tutti, essendo riservati rigorosamente ad Hitler e a Eva Braun.

Il sottosuolo della cancelleria rappresentava dunque un vero e proprio piccolo mondo a sé stante, scollegato da tutto il resto.

Mentre fuori c’era l’inferno, con l’armata rossa che martellava i ruderi di una Berlino pressoché distrutta, difesa da ragazzini, vecchi e da quello che rimaneva delle grandi armate del reich, nel bunker la vita scorreva come se nulla fosse, in attesa della fine.

Il bunker della cancelleria rappresentò l’ultima dimora del leader nazista, dell’uomo che voleva dominare il mondo e che si trovava invece sprofondato, come una sorta di cadavere vivente, ben 20 metri sottoterra, totalmente privo di legame con quanto avveniva all’esterno, ove i sovietici stavano facendo a pezzi quello che rimaneva del grande reich millenario.

Nei suo ultimi giorni Hitler conduceva una esistenza allucinante, alternando monologhi interminabili e sconclusionati, che si protraevano fino a tarda notte, a momenti di sconforto, riunioni militari, ove, consultando nervosamente mappe assolutamente inattendibili, faceva riferimento ad armate e divisioni ormai annientate, a crisi di nervi, per il presunto tradimento del popolo tedesco di fronte alla devastante avanzata sovietica.

La sua divisa era costantemente unta e coperta da briciole di dolci che il fuhrer, in quelle frenetiche e convulse giornate, divorava voracemente, come colpito da una sorta di raptus, in continua successione.

In quel luogo tetro ed insalubre, illuminato da semplici lampadine, il 30 aprile del 1945, si consumò l’atto finale di quella sorta di delirio collettivo e di impero del male che fu il tenebroso mondo della svastica; alle 15,30 del pomeriggio, dopo essere scesi nei propri alloggi, Adolf Hitler ed Eva Braun, che aveva sposato la sera prima, si tolsero la vita;

il giorno dopo il fedelissimo Joseph Goebbels, ministro della propaganda e della guerra totale, rimasto l’ultimo grande gerarca presente nel bunker, visti i tradimenti di Himmler e di Goring e considerata la fuga di Bormann, seguì il suo fuhrer nella morte insieme a sua moglie Magda, dopo aver follemente ucciso i suoi 6 figli con altrettante capsule di cianuro; il nazional-socialismo chiudeva dunque la sua epoca con l’ultima, insensata follia.

Il famigerato bunker della cancelleria venne murato, sul finire degli anni ottanta, per ordine dei dirigenti di Germania est, vicina alla dissoluzione, ma, nel 1995, durante i lavori di costruzione della nuova cancelleria, tornò alla luce come nel passato della grande Germania del Fuhrer.

domenica 1 marzo 2009

"LE CAMERE A GAS NON SONO MAI ESISTITE"

Il 27 Gennaio è stato il giorno della memoria. Per ricordare e meditare su quello che fu l'olocausto degli ebrei.


E intanto l'uomo che vedete parato da cerimonia ha dichiarato in un'intervista andata in onda sul canale televisivo svedese Svt «Credo che le prove storiche, in misura preponderante, vadano contro il fatto che sei milioni di ebrei siano stati uccisi nelle camere gas. Le camere a gas non sono mai esistite».

Quest'uomo è il vescovo lefebvriano Richard Williamson, già scomunicato, ma adesso non più. Benedetto XVI , per sua benevolenza, ha deciso di riammetterlo nel gregge assieme agli altri tre vescovi ultratradizionalisti ordinati illegittimamente da Marcel Lefebvre il 30 giugno 1988.

Il decreto di revoca di scomunica è stato firmato il 21 gennaio 2009, lo stesso giorno in cui andava in onda l'intervista. Fortuite coincidenze?

ANNIVERSARIO PATTI LATERANENSI

Ottant'anni fa, venivano firmati i Patti lateranensi tra lo Stato italiano e il Vaticano.


11 febbraio 1929 - Benito Mussolini firma i Patti lateranensi (Trattato e Concordato). La religione cattolica diventa religione di Stato [fra le altre cose].


18 febbraio 1984 - Bettino Craxi firma la revisione del Concordato. La religione cattolica non è più religione di Stato, in compenso la Chiesa intasca l'8 per mille [fra le altre cose].


Oggi - Cosa combineranno questi due staremo a vedere, ma qualcosa lo hanno già combinato in questi giorni, e come al solito a rimetterci sarà il popolo italiano.